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Le via della memoria

Annunciamo con grandissima soddisfazione la pubblicazione de “La nostalgia imperfetta” di Anna Levi, un libro che impreziosisce il nostro catalogo e che merita assolutamente di essere letto. Disponibile su Amazon e nelle librerie che aderiscono alla distribuzione Totem.

Anna Levi è una scrittrice misteriosa che ci ha regalato una piccola perla narrativa, un testo che costituisce un viaggio nella memoria collettiva di una storia che abbiamo apparentemente dimenticato.

Il celebre Gattopardo avvallò la storiografia acquisita dell’Unità. Ma cosa pensavano i borbonici rimasti fedeli al ricordo di Francesco II, “il vero re”?

Gli stereotipi accettati dei “buoni” e dei “cattivi” della storia italiana, sono completamente capovolti in questo racconto che spazia fra il 1860 e il 1960 sul filo dei racconti di famiglia e i ricordi del narratore un uomo “quasi centenario”, che “non ama parlare di sé”.

Discendente da una famiglia aristocratica borbonica, spogliata dal tempo di titoli e terre, é nato in Terra di Bari. Allo scoppio della seconda guerra mondiale abita con i genitori a Bologna. Nel 1943, per sfuggire ai bombardamenti alleati, la madre si rifugia con lui e la sorellina nel suo paese di nascita, un non specificato paese delle Puglie. 

Cresce fra due culture, Nord e Sud, senza rendersi conto di essere terrone, in un dopoguerra pervaso dal sogno americano: “Ero un Nando Mericoni in calzoncini”, dichiara. “sarei andato in America a fare il cow-boy, o meglio il catcher nel Boston Red Sox”. Al contrario di Nando, l’americano a Roma di Sordi, il narratore andrà in America, gli States, borsista Fulbright, e ne resterà deluso. 

In famiglia vi sono il nonno e tanti zii e cugini ma il suo è un mondo femminile, che fa della guerra “una lunga festa affollata di donne”: la sorella maggiore che ammira e lo domina, la madre indifferente e oziosa, anziane zie, cugine scervellate, un ambiente matriarcale in cui prevale la nonna “spagnola”, ostile ai Savoia, allevata nel culto delirante di Francesco II. “La Monarchia è Storia ma quella dei Savoia è una storia che ha da finire” dice la nonna, che tuttavia resterà “stordita” dall’avvento della repubblica. Non vi sono stati fra loro un principe Falconieri o un Consalvo Uzeda, il mito dei Borbone è continuato per decenni.

Dai discorsi dei famigliari, il narratore-bambino apprende dell’invasione piemontese che spoglia il Sud della sua identità, il “brigantaggio”, la Questione Meridionale. 

“Come avevano fatto mille straccioni ad arrivare dalla Sicilia al Volturno, in quattro mesi per le impervie montagne della Calabria? Chi aveva pagato i funzionari e i generali borbonici traditori?” si chiede retoricamente la nonna “spagnola”.

E’ testimone della fine del fascismo, l’armistizio dell’otto settembre, l’arrivo degli Alleati, “gli eroi del secolo”, giudicati dalla nonna efferati invasori non dissimili dai piemontesi, l’abbandono della terra per le officine del Nord, l’esproprio del latifondo. 

Nel dopoguerra, la visita inaspettata di un ex-ufficiale della Wehrmacht gli rivela aspetti di umanità e compassione insospettati negli ex-camerati tedeschi, “i villani del secolo”. 

Alla morte della nonna “spagnola” finisce la sua infanzia. Scompaiono uno ad uno gli attori che l’hanno vissuta con lui. Ognuno a modo suo viene a patti con la Storia.

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